Carlo Goldoni

Carlo Goldoni

Maestro della Commedia dell'Arte Italiana

La Vita

1707

Nasce a Venezia, nella Serenissima Repubblica, il 25 febbraio. A nove anni stende l'abbozzo di una commedia.

1734

Inizia la sua carriera teatrale come poeta del Teatro San Samuele di Venezia, segnando l'inizio di una rivoluzione nel teatro italiano.

1748

Avvia la sua riforma del teatro, abbandonando progressivamente le maschere della Commedia dell'Arte in favore di personaggi più realistici.

1762

Si trasferisce a Parigi, dove continuerà a scrivere e dove verrà nominato maestro d'italiano delle figlie del re Luigi XV.

1793

Muore a Parigi il 6 febbraio, lasciando un'eredità teatrale che influenzerà generazioni di drammaturghi.

Opere Principali

La Locandiera

La Locandiera

Capolavoro assoluto del teatro goldoniano, racconta la storia dell'astuta e affascinante Mirandolina, che gestisce una locanda a Firenze.

Il servitore di due padroni

Il servitore di due padroni

Una delle commedie più brillanti, con il celebre Arlecchino che serve contemporaneamente due padroni, creando situazioni esilaranti.

La bottega del caffè

La bottega del caffè

Un affresco della società veneziana del '700, ambientato in una piazzetta dove si intrecciano le vite dei personaggi attorno a una bottega del caffè.

I Rusteghi

I Rusteghi

Una brillante satira dei costumi della borghesia veneziana, incentrata su quattro uomini dalle maniere rozze e antiquate.

La Trilogia della Villeggiatura

La Trilogia della Villeggiatura

Un'opera in tre atti che descrive con ironia i comportamenti della società borghese durante le vacanze in villa.

Il Campiello

Il Campiello

Una vivace rappresentazione della vita popolare veneziana, ambientata in un tipico campiello (piccola piazza) della città.

La Riforma del Teatro

Superamento della Commedia dell'Arte

Goldoni rivoluzionò il teatro italiano, abbandonando progressivamente le maschere e l'improvvisazione tipiche della Commedia dell'Arte per creare personaggi più realistici e psicologicamente complessi.

Realismo e Società

Introdusse sulla scena la vita quotidiana della società veneziana del '700, rappresentando con realismo e ironia i vizi e le virtù di nobili, borghesi e popolani.

Innovazione Linguistica

Utilizzò sia l'italiano che il dialetto veneziano, creando un linguaggio teatrale più naturale e vicino alla realtà quotidiana del pubblico.

Citazioni Celebri

"Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere."

- Carlo Goldoni

"La verità è quella che è, non quella che si dice."

- La Locandiera

"Il teatro è sempre stato il mio diletto, la mia occupazione, il mio tormento."

- Memorie














Impatto Culturale

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Riforma Teatrale

Rivoluzionò il teatro italiano, influenzando l'evoluzione della drammaturgia europea.

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Eredità Letteraria

Oltre 200 opere teatrali che hanno definito la commedia moderna italiana.

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Influenza Artistica

Ha ispirato generazioni di artisti, scrittori e drammaturghi in tutto il mondo.

Biblioteca Digitale

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La vita

D.R.

Carlo Goldoni, nato a Venezia il 25 febbraio 1707, è stato uno dei più importanti drammaturghi italiani del XVIII secolo, noto per la sua riforma del teatro e per aver contribuito alla transizione dalla Commedia dell'Arte al teatro di carattere. Fin da giovane, Goldoni mostrò una forte passione per il teatro, influenzato dal padre, un medico che amava organizzare spettacoli teatrali. A soli nove anni scrisse il suo primo abbozzo di commedia, e a tredici recitò in una commedia di Girolamo Gigli. Nonostante la sua vocazione teatrale, Goldoni fu spinto dal padre a studiare legge. Frequentò il Collegio Ghislieri di Pavia, ma fu espulso per aver scritto una satira contro le ragazze della città. Continuò gli studi a Modena e si laureò in legge a Padova nel 1731.

Ritratto di Carlo Goldoni
Ritratto di Carlo Goldoni


Dopo la laurea, Goldoni lavorò come giurista, ma continuò a scrivere e a mettere in scena intermezzi comici. Nel 1734, a Verona, incontrò il capocomico Giuseppe Imer, che lo portò a Venezia e gli chiese di scrivere testi per la sua compagnia. Goldoni debuttò con il Belisario, una tragicommedia in versi. Durante una tournée a Genova nel 1736, Goldoni conobbe e sposò Nicoletta Connio. Continuò a scrivere opere teatrali, tra cui Il Momolo cortesan (1738) e La donna di garbo (1743), in cui scrisse per la prima volta tutte le parti degli attori, segnando un distacco dalla Commedia dell'Arte basata sull'improvvisazione. Nel 1747, Goldoni iniziò a lavorare per il capocomico Girolamo Medebach al Teatro Sant'Angelo di Venezia. Qui scrisse alcune delle sue opere più famose, come La vedova scaltra (1748) e La putta onorata (1749), che segnarono l'inizio della sua riforma del teatro. La riforma di Goldoni, che prevedeva la scrittura completa delle parti degli attori, suscitò polemiche. L'abate Pietro Chiari, suo principale avversario, lo criticò duramente, dividendo il pubblico veneziano in due fazioni: goldoniani e chiaristi. Goldoni rispose con la sfida delle sedici commedie nuove, tra cui capolavori come La bottega del caffè e Il bugiardo.

Ritratto di Carlo Goldoni
Carlo Goldoni.


Nel 1762, Goldoni accettò un contratto biennale con la Comédie Italienne di Parigi, stanco delle polemiche e del saccheggio dei suoi testi da parte degli editori. A Parigi, tuttavia, dovette adattarsi alle tradizioni teatrali locali, scrivendo scenari e canovacci anziché commedie complete. Goldoni insegnò italiano alla principessa Adelaide, figlia di Luigi XV, e scrisse alcune commedie in francese, tra cui Il burbero benefico (1771), che fu un grande successo. Tuttavia, l'ultima opera, Il fastoso (1776), fu un fallimento, e Goldoni abbandonò l'ambizione di diventare un autore francese. Gli ultimi anni di Goldoni a Parigi furono segnati da ristrettezze economiche e da una progressiva cecità. Scrisse le sue Memorie, un'autobiografia in tre parti dedicata a Luigi XVI. Durante la Rivoluzione francese, Goldoni perse la pensione di corte, ma il deputato Marie-Joseph Chénier intervenne per ripristinarla. Tuttavia, Goldoni morì il 6 febbraio 1793, due giorni prima che la pensione fosse ripristinata.

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La riforma del teatro

B.E.

All'età di 14 anni, Carlo Goldoni alloggia a Rimini per proseguire i suoi studi presso i domenicani, mentre la sua famiglia si trova a Chioggia. Le lezioni del padre Candini lo annoiavano a morte. Nello stesso periodo, il gruppo di comici di Florindo De Maccaroni si esibiva a Rimini. Goldoni, incuriosito, si avvicina a loro e prova grande ammirazione per il loro lavoro. Venuto a sapere che la compagnia stava per salpare alla volta di Chioggia, spinto dalla nostalgia per sua madre e dalla curiosità per lo spettacolo, decide di seguirli e fuggire. Durante il viaggio in barca, Goldoni vive esperienze che ricorderà per tutta la vita. Giunto a Chioggia, si reca a casa della madre, che lo accoglie con gioia e, pur perdonandolo, gli impone il divieto di frequentare i teatri. Tuttavia, questo divieto durerà poco, poiché il padre, anch'egli amante del teatro, gli concede di assistere alle recite. Così ha inizio la sua passione per il teatro.

Il Teatro della Commedia e dell'Arte, WeSchool
Il Teatro della Commedia e dell'Arte, WeSchool


Goldoni, ormai in età avanzata, volle dedicare la sua esistenza alla riforma del teatro. Scrisse la sua autobiografia, intitolata Mémoires, in cui racconta la sua vita e le sue opere, concentrandosi in particolare sulla sua riforma teatrale. La riforma proposta da Goldoni non può essere considerata un'invenzione ex novo, poiché si basa su una serie di elementi sviluppatisi nel corso del tempo e già presenti nel suo periodo. In altre parole, egli aggiornò e perfezionò ciò che esisteva prima di lui. Goldoni era critico principalmente per questi due aspetti:

  • La comicità era diventata buffoneria con tratti di volgarità
  • L'improvvisazione teatrale era diventata qualcosa di scontato e convenzionale. Goldoni sottolineava come la vita sia in continuo cambiamento e, di conseguenza, anche la vita rappresentata in teatro dovrebbe evolversi. Assisteva a spettacoli d'improvvisazione sapendo già cosa avrebbero rappresentato gli attori, e questo, secondo lui, non era vero teatro. A influenzare il suo pensiero era senza dubbio l'Illuminismo, che suggeriva al teatro maggiore razionalità e verosimiglianza.

Ritratto di Carlo Goldoni
Ritratto di Carlo Goldoni


La riforma di Goldoni procedette per tappe. Il primo passo fu Momolo cortesan, in cui la parte dell'attore principale era interamente scritta, mentre il resto del copione conteneva solo indicazioni semplici e generiche. Un passo decisivo fu segnato dalla commedia La donna di garbo, in cui la tradizionale maschera della servetta venne sostituita dal carattere di Rosaura, una figura dotata di intelligenza e spirito. Dopo aver scritto sedici commedie per la stagione 1750-1751 del teatro Sant'Angelo, la riforma poteva dirsi completata. Tra queste, spicca in particolare La bottega del caffè. La vicenda si svolge in un campiello, una tipica piazza veneziana, intorno ai tavolini di una bottega dove si gusta la prelibata bevanda esotica. Qui si sviluppa un intenso intreccio di caratteri umani.

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Gli avversari della riforma e i suoi esiti

J.F.

Goldoni dovette affrontare una dura opposizione per imporre la sua riforma del teatro. Contro la sua visione di un teatro più realistico si schierarono importanti scrittori contemporanei come l'abate Pietro Chiari, Carlo Gozzi e il critico Giuseppe Baretti. Anche il pubblico e gli attori si divisero tra "goldoniani" e "chiaristi", con molti attori contrari alla riforma per timore di perdere la loro libertà creativa. Il pubblico, abituato alla commedia tradizionale, faticava ad accettare il cambiamento. Nonostante le difficoltà, Goldoni continuò a lavorare sulla sua visione del teatro, che si avvicinava alla psicologia umana, cercando di combinare il comico con il tragico. L'influenza dell'Illuminismo lo portò a considerare la natura umana nelle sue complessità, riflettendo come i difetti degli altri siano anche nostri. Il suo approccio alla commedia non era mai puramente legato alla risata o al pianto, ma mescolava entrambi, come avviene nella vita reale, dove convivono il bene e il male, il bello e il brutto. Questa visione teatrale aprì la strada al «dramma borghese» dell'Ottocento, un nuovo genere che univa commedia e tragedia, rappresentando vicende comuni che offrivano spunti di riflessione etica e valori letterari e scenici. Il dramma borghese rispondeva così alle esigenze del pubblico borghese europeo, che si riconosceva nei personaggi e nelle situazioni rappresentate.

Il Teatro della Commedia di Goldoni
Il Teatro della Commedia di Goldoni


Goldoni, nelle sue commedie, perseguì due obiettivi principali: la verità (ovvero la verosimiglianza di trame, situazioni e personaggi) e la naturalezza di atteggiamenti, dialoghi e caratteri. La verità per lui non significava semplicemente rappresentare la realtà, ma farlo in modo che fosse comprensibile e riconoscibile per tutti. Goldoni credeva che il comico dovesse aderire alla natura e alle reali dinamiche della vita quotidiana, senza ricorrere a schemi artificiali o a personaggi stereotipati. Questo approccio rifletteva l'influenza dell'Illuminismo, che promuove la ragione e la verità nella letteratura e nel teatro. Il drammaturgo, osservatore attento della società settecentesca, riformò la commedia dell'arte, rendendo i personaggi più umani e veri, e restituendo alle maschere tradizionali una caratterizzazione individuale e psicologica. Nelle sue commedie, come La bottega del caffè o Il campiello, Goldoni rappresentò microcosmi sociali, ambientati in contesti ben definiti come Venezia durante il Carnevale.

Mirandolina
Mirandolina


Goldoni promosse anche una nuova visione dei personaggi, come Mirandolina ne "La locandiera", una servetta con una forte personalità, che si distingue dai ruoli stereotipati della commedia dell'arte. La sua commedia si concentrava su figure comuni, come mercanti, servitori e donne borghesi, che incarnavano valori positivi come il buon senso, la misura e l'equilibrio. Il teatro di Goldoni non è mai schematico: i suoi servi possono essere comici o simbolo di vizi sociali, e le sue commedie affrontano anche temi di critica sociale, soprattutto nei confronti della decadenza dell'aristocrazia e dei nuovi ricchi borghesi. Nelle sue opere più mature, Goldoni si concentra sulla gente semplice del popolo, mettendo in luce valori genuini, come si vede in commedie corali come Le baruffe chiozzotte e Il ventaglio. In sintesi, Goldoni trasformò la commedia, spostando l'attenzione dalla pura comicità alla rappresentazione della vita quotidiana e dei suoi caratteri, mettendo in scena la complessità della natura umana e delle sue interazioni sociali.

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Il messaggio etico e la rivoluzione della critica sociale

C.C.

Il teatro goldoniano si ispira alla realtà attraverso l’osservazione diretta della vita quotidiana. Si distingue per ambientazioni precise nel tempo e nei sentimenti, personaggi caratterizzati da realismo e una recitazione più disciplinata rispetto alla commedia dell’arte. Al centro delle sue opere vi è l’esaltazione del buon senso borghese, inteso come equilibrio e misura nei comportamenti. Questo valore si riflette nei mercanti, come Pantalone, nelle donne, come Mirandolina de La Locandiera, e nei personaggi servili, come Brigida e Paolino. Tuttavia, non è sempre presente: in alcune commedie emergono satire contro l’arricchito borghese rozzo e ignorante. Mirandolina incarna il modello ideale, una donna colta, equilibrata e abile nel gestire le relazioni.

Goldoni
Goldoni


L’analisi della società si sviluppa in tre fasi. Nella prima (1743-53) domina la satira sui nobili decadenti, mentre i borghesi incarnano i valori positivi, come in La bottega del caffè e La locandiera. Successivamente, nella seconda fase (1753-61), la critica si sposta sui nuovi ricchi borghesi avidi e ambiziosi, come in Gli innamorati e nella Trilogia della villeggiatura. Infine, nella terza fase (1761-64), l’attenzione si concentra sul popolo, che diventa protagonista e portatore di valori positivi, come in Le baruffe chiozzotte e Il ventaglio.

Teatro
Personaggi a teatro


La vita viene portata direttamente sulla scena grazie a dialoghi realistici e situazioni verosimili. Il teatro di Goldoni non è pura letteratura, ma uno spettacolo immediato in cui i personaggi risultano più naturali. L’influenza della commedia dell’arte è evidente, ma viene riformata in chiave più strutturata e realistica, creando un nuovo modello di teatro moderno.

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La ricerca linguistica

C.R.

Goldoni aggiusta il modo in cui funziona la lingua nel teatro, eliminando le lingue esistenti e usando qualcosa di più realistico. Non accetta la forma di linguaggio in cui appaiono i romanzi o il linguaggio poco sofisticato presente nella commedia dell'arte. Adotta una “lingua di conversazione,” una forma di discorso che è un mix di toscano e lombardo. Inoltre, dà credito al dialetto veneto usandolo per adornare il discorso delle persone dei ceti inferiori senza caricarlo. Tuttavia, traduce le opere in italiano per popolarizzarle presso il suo pubblico target.

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La locandiera

B.E. - C.R.

La locandiera è una delle commedie più amate di Carlo Goldoni, scritta nel 1752 e rappresentata per la prima volta nel 1753. Quest’opera incarna pienamente la riforma teatrale goldoniana, caratterizzata dalla verosimiglianza e dalla moralità, con personaggi ben definiti e un linguaggio agile che permette di stabilire una distanza comica tra il pubblico e la società nobiliare. La vicenda si svolge in una locanda di Firenze, gestita da Mirandolina, una donna che viene corteggiata da molti uomini, tra cui il Cavaliere di Ripafratta, un nobile che disprezza le donne. Mirandolina decide di sedurlo per dimostrare il suo potere sugli uomini, mettendo in atto un piano in tre fasi: farsi notare, farsi stimare e infine farsi amare. Con il suo fascino e la sua intelligenza, riesce a far nascere nel Cavaliere una passione inarrestabile, che lo porterà alla follia. Nel terzo atto avviene il riconoscimento pubblico della vittoria di Mirandolina, quando il Cavaliere è costretto a confessare la sua gelosia e il suo amore, rendendosi conto di essere stato manipolato da una donna troppo astuta per lui.

Una donna come Mirandolina è intrinsecamente complessa con una natura duale, mescolando insieme una contadina astuta e pratica e una proprietaria di taverna della classe alta. Usa il suo fascino per controllare gli uomini, il che le consente di affrontare aristocratici uomini e donne. La commedia mostra le tensioni sociali del XVIII secolo, incorporando tutte le turbolenze in atto tra nobili, proprietari terrieri e servitori.

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Due avventori in una sala di locanda. (La locandiera - atto I, scena I)

B.A.

MARCHESE Fra voi e me vi è qualche differenza.

CONTE Sulla locanda tanto vale il vostro denaro quanto vale il mio.

MARCHESE Ma se la locandiera usa a me delle distinzioni, mi si convengono più che a voi.

CONTE Per qual ragione?

MARCHESE Io sono il Marchese di Forlipopoli.

CONTE Ed io sono il Conte d'Albafiorita.

MARCHESE Sì, conte. Contea comprata.

CONTE Io ho comprata la Contea, quando voi avete venduto il Marchesato.

MARCHESE Oh basta: son chi sono, e mi si deve portar rispetto.

CONTE Chi ve lo perde, il rispetto? Voi siete quello che, con troppa libertà parlando...

MARCHESE Io sono in questa locanda perché amo la locandiera. Tutti lo sanno, e tutti devono rispettare una giovane che piace a me.

CONTE Oh, quest'è bella! Voi mi vorreste impedire ch'io amassi Mirandolina? Perché credete ch'io sia in Firenze? Perché credete ch'io sia in questa locanda?

MARCHESE Oh bene. Voi non farete niente.

CONTE Io no, e voi sì.

MARCHESE Io sì, e voi no. Io son chi sono. Mirandolina ha bisogno della mia protezione.

CONTE Mirandolina ha bisogno di denari e non di protezione.

MARCHESE Denari?... non ne mancano.

CONTE Io spendo uno zecchino al giorno, signor Marchese, e la regalo continuamente.

MARCHESE Ed io quel che fo non lo dico.

CONTE Voi non lo dite, ma si sa già.

MARCHESE Non si sa tutto.

CONTE Sì, caro signor Marchese, si sa. I camerieri lo dicono. Tre paoletti al giorno.

MARCHESE A proposito di camerieri: vi è quel cameriere che ha nome Fabrizio. Mi piace poco. Parmi che la locandiera lo guardi assai di buon occhio.

CONTE Può essere che lo voglia sposare. Non sarebbe cosa mal fatta. Son sei mesi che è morto il di lei padre. Una giovane sola alla testa di una locanda si troverà imbrogliata. Per me, se si marita, le ho promesso trecento scudi.

MARCHESE Se si mariterà, io sono il suo protettore, e farò io... E so io quello che farò.

CONTE Venite qui: facciamola da buoni amici. Diamole trecento scudi per uno.

MARCHESE Quel ch'io faccio, lo faccio segretamente, e non me ne vanto. Son chi sono.

Chi è di là? (chiama)

CONTE (da sé) (Spiantato! Povero e superbo!)

Analisi del Testo

Il monologo di Mirandolina

MIRANDOLINA Uh, che mai ha detto! L'eccellentissimo signor Marchese Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà: io non lo vorrei. Mi piace l'arrosto e del fumo non so che farne. Se avessi sposato tutti quelli che hanno detto di volermi, oh, avrei pure tanti mariti! Quanti arrivano a questa locanda, tutti di me s'innamorano, tutti mi fanno i cascamorti; e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi addirittura. E questo signor Cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? Questi è il primo forestiere capitato alla mia locanda che non abbia avuto il piacere di trattare con me. Non dico che tutti in un salto m'abbiano a innamorare; ma disprezzarmi così, è una cosa che mi muove la bile terribilmente. È nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà. E chi sa che non l'abbia trovata? Con questi per l'appunto mi ci metto di picca. Quelli che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano. La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi non ci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non m'innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati; e voglio usar tutta l'arte per vincere, abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che sono nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura.

Analisi dei Personaggi

La protagonista del monologo è Mirandolina, figura centrale dell'opera "La locandiera" di Carlo Goldoni. È una donna indipendente, intelligente e consapevole del proprio fascino. Il suo carattere si distingue per l'abilità nel gestire gli uomini che la corteggiano, mantenendo sempre il controllo della situazione. Nel monologo esprime la sua visione dell'amore e del matrimonio, rivelando il suo spirito libero e la volontà di non sottomettersi agli uomini.
I personaggi menzionati nel discorso includono:

  • Il Marchese di Forlipopoli: aristocratico decaduto, convinto che il suo titolo gli dia diritto alla mano di Mirandolina.
  • Il Cavaliere di Ripafratta: l’unico uomo che non cede al fascino di Mirandolina, il che la sprona a cercare di conquistarlo per orgoglio e divertimento.

Analisi del Linguaggio

Il linguaggio è vivace e diretto, tipico della commedia goldoniana. Goldoni usa un linguaggio colloquiale, vicino al parlato quotidiano, per rendere il personaggio più autentico e credibile. Mirandolina si esprime in modo vivace e dinamico, con frasi incisive e costruzioni retoriche che mettono in evidenza la sua determinazione.
Il tono è ironico e pieno di disprezzo, soprattutto quando si riferisce agli uomini che la corteggiano ("Se avessi sposato tutti quelli che hanno detto di volermi, oh, avrei pure tanti mariti!"). Si nota anche un uso del linguaggio persuasivo, con ripetizioni che rafforzano le sue idee ("La troverà. La troverà. E chi sa che non l'abbia trovata?").

Temi Principali

  • L'indipendenza femminile: Mirandolina afferma con decisione di non voler sposarsi e di non aver bisogno di nessuno, un'idea rivoluzionaria per l'epoca.
  • L'arte della seduzione e il potere della donna: Mirandolina gioca con il proprio fascino, consapevole del suo potere sugli uomini.
  • La critica alla nobiltà: il monologo contiene una chiara derisione della nobiltà decadente (il Marchese) e una riflessione sulla superficialità dei titoli e della ricchezza.
  • Il conflitto tra sentimento e orgoglio: Mirandolina si compiace di essere desiderata, ma ciò che la spinge a voler conquistare il Cavaliere è più una sfida che un vero sentimento.

Rilevanza Storica 1

Goldoni scrisse La locandiera nel 1753, in un periodo in cui il teatro italiano era ancora dominato dalla Commedia dell’Arte. Con quest’opera, Goldoni prosegue la sua riforma teatrale, sostituendo l’improvvisazione con testi scritti e introducendo personaggi più realistici.
Mirandolina è un personaggio innovativo per l’epoca: una donna indipendente e astuta che gestisce la sua attività senza bisogno di un uomo. Questo la rende un’icona della modernità nel teatro settecentesco.

Figure retoriche

  • Metafora: "Mi piace l'arrosto e del fumo non so che farne" → Mirandolina paragona il vero amore all'arrosto e le promesse vuote al fumo, indicando che preferisce la sostanza alle apparenze.
  • Anadiplosi: "La troverà. La troverà." → Ripetizione per enfasi, sottolineando la sicurezza di Mirandolina e costringendo il Cavaliere a cedere.
  • Iperbole: "Se avessi sposato tutti quelli che hanno detto di volermi, oh, avrei pure tanti mariti!" → Esagerazione per evidenziare quanti uomini le fanno la corte.
  • Antitesi: "La ricchezza la stimo e non la stimo" → Mirandolina gioca sull’opposizione tra l’attrazione per il denaro e il suo desiderio di indipendenza.

Rilevanza Storica 2

Goldoni utilizza uno stile semplice, realistico e fluido, abbandonando i toni artificiosi della Commedia dell’Arte. Il monologo è costruito in modo da riflettere il pensiero spontaneo di Mirandolina, con frasi brevi, domande retoriche e ripetizioni.
Lo stile è dinamico e teatrale, con un ritmo incalzante che tiene alta l’attenzione del pubblico. La struttura del monologo alterna riflessioni personali, osservazioni ironiche e affermazioni dirette, contribuendo a delineare la personalità forte e indipendente della protagonista.

Documentario